Prendersi cura dei capelli è da sempre un’attività fondamentale per l’uomo. La storia del lavoro di parrucchiere è infatti piuttosto lunga: l’abbiamo sintetizzata così…
Le origini: dalla preistoria all’antica Roma
Nel Paleolitico il taglio dei capelli era affidato alle più alte autorità della tribù-comunità e assumeva un significato molto vicino alla rimozione della negatività accumulata; tagliare i capelli diventava così un modo per rinnovare le energie positive.
I rasoi più antichi ritrovati dagli archeologi risalgono a ben 3.500 anni fa in Egitto, durante l’Età del Bronzo, mentre i primi negozi di barbieri veri e propri vengono ideati dagli antichi Greci: è qui che l’acconciatura diventa una professione e i negozi un punto di ritrovo per la vita cittadina.
Anche nell’antica Roma i capelli avevano un ruolo importante per il rango e il riconoscimento sociale. Stando a Plinio il Vecchio, il primo cittadino romano illustre che adottò la rasatura come segno distintivo fu Scipione l’Africano, generale dell’esercito romano e console.
Figaro Fiiigaro! Quando il parrucchiere diventa artista
Nel Seicento e nel Settecento i parrucchieri tornano a occuparsi solo dei capelli, anzi: delle parrucche! Questo è infatti il periodo dei parrucconi incipriati, vere e proprie sculture di capelli usate dall’aristocrazia europea.
Nel 1906 viene brevettata la “nonna” della permanente dal parrucchiere tedesco Karl Ludwig Nessler, meglio conosciuto con lo pseudonimo francese Charles Nestlè.
Proseguendo nella storia, negli anni ’20 e ’30 ci fu l’invenzione del primo asciugacapelli manuale e, per fortuna, si migliorarono le macchine per la permanente.
Da allora in poi, come sai, la tecnologia si è sviluppata e il lavoro del parrucchiere si è specializzato sempre di più per venire incontro alle esigenze della clientela.
Dagli anni 2000 in poi infatti non basta più essere un bravo parrucchiere a livello tecnico: per distinguersi è necessario sviluppare capacità gestionali avanzate e nuove competenze comunicative.